Prima di rientrare nel quadro incerto del domani, prima di lasciarsi rapire dall'imboscata del bacio mattutino. Prima che ogni aspettativa sia definitivamente violata dalla vita...
Quanti, e quali, pensieri produca questa violazione non è dato di saperlo, che rimpianto, solitudine, felicità, amore, Amore, non sono nient'altro che colpi di luce e ombra nell'assetto mozartiano di una natura troppo viva per bastare a se stessa, e già morta sulla tela.
Qui, in questo sonno insieme, non c'è posto per la stabilità formale: da qualunque parte si voglia considerare l'immagine che di noi ci siamo fatti, da qualunque parte, dicevo, non c'è che una prospettiva di riposo.
Il movimento ormai è solo l'illusione vibrante di un oggetto baciato dalla luce.
Solo un'assurda resa di fronte ad un destino in fieri che non ha un nome, e, se mai l'avesse, non sarebbe nominabile. Il mistero del riflesso, il contrasto fra dicibile e indicibile.
Ancora dormiamo abbracciati, proprio come da ragazzi la prima volta che abbiamo dormito insieme. Messi in posa sul letto, come frutti maturi sulla tovaglia ricamata. Disordinati, con tutta la vita addosso come in una natura morta di Cezanne.
Cezanne!
E quello che avrebbe voluto dire dal silenzio della cattività provenzale. E ancora le forme buttate lì sul tavolo, fra le pieghe di una tovaglia finemente ricamata. Il cilindro, la sfera. Come noi che ancora, disordinati, fra le pieghe di lenzuola candide si dorme abbracciati. La sfera e l'ellisse.
L'amaro dell'adagio.
Cezanne dunque che strazia il bianco con la tavolozza dimessa di frutti autunnali. Come noi nel nostro particolare autunno. C'è un silenzio compatto, come una pausa infinita. Ah, Paul, che autunno! Tutte le stagioni consumate in una stagione.
Cezanne innanzitutto! Che prende il ritmo e attacca a dipingere col sostegno degli archi pizzicati. Nell'impulso che parrebbe estivo, ma racconta un tempo trattenuto, un tempo conservato nei melograni. Che vorrebbe produrre un'intrinseca realtà, nel vero delle foglie, ma finisce per raccontare la fatica del ricamo. La tovaglia ricamata appunto, le pieghe della stiratura. Come noi sopravvissuti insieme al travaglio della giovinezza, al silenzio della maturità.
E già è lontano il vecchio Paul. Resta il colore, questo sì: giallo, arancio, rosso, verde, esplodono dall'ombra catramosa sostenuti dal bianco.
Un telo sulla tela quella leziosa tovaglietta. Come leziose sono state le strategie per incontrarci, quando ancora ci illudevamo che amarci dipendesse da noi.
Tela candida. Un pezzo del corredo di una zitella sciropposa che ricama a reticello sospirando "che non si sa mai". E che, ricamando, dipinge il tessuto col pennello perforante dell'ago. Dimessa, concentrata: nell'autunno della speranza. Ah, sospiri e qualche lacrima, per l'amore morto in guerra, per l'amante fedifrago, per il tempo che passa. Che attese, tutto il tempo passato in un attimo, davanti alla finestra ad accecarsi per l'orlo a giorno. E la stiratura? Il telo inamidato, inumidito e ben piegato. Per contrastare la luce piena e sedurre l'ombra piena. Per lo spessore del bianco. E' il potere della tenebra che, infilandosi fra il turgore delle frutta, ne strazia il candore come lama di coltello.
Ah, sospiri e lacrime per la tavola imbandita degli autunni!
Per l'assolo della viola.
E si vive nel contrasto, e si diventa schiavi dei contrari.
Un ritmo interno, frenetico, un affastellarsi di note, una folla di pensieri; versus la statica, febbrile, concentrazione della ricamatrice; versus il lucore degli agrumi; versus il sorriso sanguinario del melograno spezzato; versus la sinuosità posata del peperoncino.
Un adagio, un pianissimo mozartiano, per l'autunno della vita breve.
Ah, il battito danzante dei secondi che mastica l'aspro delle attese.
E quella solitudine di frutta!
E la pendola che batte.
Voglio dormirti accanto, respirarti sul collo ancora e ancora. Ancora voglio farti quel giuramento che tu puoi percepire con chiarezza solo ora, prima di rientrare nel quadro incerto del domani, prima che ogni aspettativa sia definitivamente violata dalla vita: veniamo da dove veniamo, abbiamo tutti un segreto, siamo la fronda e il tronco, siamo la foglia e il fiore insieme, siamo terra e radici, insieme, e, insieme, non saremo più niente di tutto questo.
Per ascoltare e scaricare il programma:
IL SOGNO DI MEZZANOTTE del 15-02-2012:_Prima di rientrare nel quadro incerto del domani
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