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Come si diventa scrittori oggi?

Quali sono i percorsi personali degli autori, quali le professionalità coinvolte nella produzione libraria, quali le opportunità e i trabocchetti.

Una video intervista di 5 minuti in streaming sulla prima web-tv in onda su Internet 24 ore al giorno, per guardare ascoltare e conoscere i protagonisti
della produzione letteraria contemporanea.


Guidaci alla lettura di un tuo libro ....

Guidaci alla lettura di un tuo libro:
Non lo farò, preferisco che un lettore lo consideri il suo libro, quando faccio le presentazioni sono molto più curioso di scoprire che libro hanno letto piuttosto che ansioso di dare punti di riferimento certi. Se il lettore ha bisogno di una guida evidentemente lo scrittore non ha lavorato bene. Ma mi rendo conto che è un obiettivo eccessivamente arduo: cerco di scrivere i miei romanzi in modo tale che ogni lettore possa leggerli soddisfacentemente con gli strumenti che ha a disposizione. Si può tentare di allargare il raggio al massimo, ma non si può pretendere di attraversare proprio tutti, fidatevi: non succede nemmeno ai libri che vendono milioni di copie, nel mondo siamo miliardi.

“Quando ho avuto il coraggio per farlo sono diventato scrittore”; “L’ispirazione non esiste, è strettamente collegata a quello che si sa”; “per dieci anni sono stato un poverissimo scrittore e ho continuato a scrivere perchè, per male che mi andasse, quella era la mia bombola di ossigeno. Poi un giorno un luminare dell'apparato respiratorio ha scoperto un'operazione che mi ha liberato dalla bombola d'ossigeno e mi ha permesso di respirare. Il problema non cambia, rimane un problema di sopravvivenza. Dipende solo se con la bombola d'ossigeno o senza" Marcello Fois

martedì 21 agosto 2007

conclusioni

Non so se il mio lavoro è venuto bene. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensa Marcello. Ogni intervento, da parte di chiunque, è sempre gradito.

6 commenti:

STEFANO LABORAGINE ha detto...

Che bello sapere che ci sono persone che condividono le tue stesse passioni! Pittore da quando sporcavo il mondo che mi circondava, convinto che in fondo a cambiarlo bastavano solo dei colori e un pennello. Quando da adulto ho scoperto che ci vuole ben altro per cambiarlo il mondo, ho iniziato anche a scrivere.Pittura e scritture due emozioni diverse >

STEFANO LABORAGINE ha detto...

> figlie della stessa madre, capaci di infettare il sangue della passione che mi tiene in vita. Oggi? Ho anch'io le mie bombole di ossigeno.
labò

Fabiola Viani ha detto...

Ciao! In realtà di Marcello Fois ho letto al momento solo: "Sempre caro" e mi è piaciuto molto. Qui in Francia, all'Università di Chambéry, si dà molta attenzione a tutta la nuova generazione di giallisti italiani: Lucarelli, Macchiavelli, Carlotto Fois e tanti altri. Se vuoi, posso metterti in contatto con una collega italiana ricercatrice che si occupa proprio del romanzo poliziesco italiano.

nerviosa ha detto...

Ciao, sono passata a dare un'occhiata incuriosita dal tuo commento. Grazie per i complimenti, li ricambio perchè il tuo blog è molto ricco e curato. Che ne pensi della mia recensione della saga di Bustianu?

nerviosa ha detto...

“Sempre caro” “Sangue dal cielo” “L’altro mondo”

Gli odori, i colori di una natura aspra, dominata dalla maestosità dura delle rocce granitiche del Genargentu, che il vento con lavoro paziente riesce comunque a piegare in forme da interpretare. Ostinatamente vi si attacca il bosco e la macchia mediterranea. Il Supramonte e i suoi uomini pericolosi, con codici propri che non riconoscono autorità e regole portate da lontano. I muretti a secco che disegnano come un reticolato le campagne, consegnandole alla proprietà privata imposta con editti laddove era tutta terra comune per il pascolo e la sopravvivenza. Questo lo scenario su cui si muove il personaggio che Fois non ha creato, ma preso a prestito dalla storia sarda: l’avvocato Sebastiano Satta, nato a Nuoro nel 1867 e morto nel 1914. S’abbocau per tutti, il poeta soprattutto per se stesso.
“È durante questi tragitti che scrivo. Scrivo come dico io. spianando il cervello come un foglio immacolato su cui pensieri e immagini si tramutano in segni e misure. Una voce, che mi accompagna sempre, me li legge: è severa, non si lascia abbindolare da soluzioni comuni. Mi ripete quanto ho scritto e mi fa il verso, nel senso che mi prende in giro, quando non trovo le parole, quando un odore, un sapore, una pianta, un cielo mattutino, non si tramutano in musica di immagini. Qualcuno potrebbe dire che si tratta della mia voce interiore. Io dico solo che c’è e che forse si tratta dell’unica persona che non mi ha abbandonato mai. La maledizione dei poeti, che non smettono mai di scrivere. E l’ultima cosa di cui hanno bisogno è di un foglio e di una penna…”
L’identità di Bustianu, già imposta dalla storia, obbliga Fois a rispettarne le esigenze, le contraddizioni ed i sentimenti senza poterli piegare alla trama, che diventa piuttosto strumento del personaggio. Accanto alle storie dei protagonisti si muove la Storia. Le leggi speciali imposte per far fronte al banditismo condannano i sardi ad una massa informe di banditi, e sbattono in carcere donne e bambini. L’intento è quello di scovare i malviventi con il ricatto e la minaccia o di sperare in una qualche collaborazione, ma di fatto rappresenta un’offesa e un marchio che finirà col tacciare l’isola come zona di frontiera, come punizione per chi sgarrando si sentirà dire “Ti spedisco in Sardegna!”. Chi da Roma viene inviato ad amministrare la giustizia non riesce a comprendere “queste parti” utilizzando i propri canoni di civiltà come Cristoforo Colombo davanti agli indigeni americani, prendendo in prestito la metafora di Bustianu.
“ Che tante se ne dicono e se ne sono dette della gente di queste parti: che colpiscono prima di farti aprire bocca; che siano muli irragionevoli; che siano bastardi dimenticati dal consesso dei pensanti; che abbiano pietre al posto del cervello. Ma io non ho mai dovuto imbracciare un’arma in vita mia e la maggior parte di quelli che conosco da queste parti sanno usare meglio la metafora che la carabina o la leppa. O la sanno usare allo stesso modo.”
“ Le parole hanno costruito ogni singolo meccanismo della nostra società: noi con le nostre parole abbiamo costruito civiltà di pietra levigata e codici universali. Non a parole. La scrittura è arrivata dopo dalle stive delle navi fenice e romane. Ed era scandalosa. Unica e scandalosa.
Poli queste cose non poteva saperle, da dove viene lui chi non sa scrivere è semplicemente un analfabeta. Da dove viene lui la scrittura ha un valore imperativo. Ed è garanzia di civiltà. Appunto.”
L’affacciarsi di termini in sardo è sempre finalizzato alla storia ed utilizzato, soprattutto, nei dialoghi per rispecchiarne la verosimiglianza.
Alla fine è difficile staccarsi dal mondo di Sebastiano, fatto di regole antiche e codici ereditati dalla tradizione che hanno costituito la base delle convivenze feroci e violente tra gli abitanti, dal suo sguardo malinconico che ci spinge a guardare questa terra come attraverso un leggero strato di lacrime. Talvolta di nostalgia, altre di rabbia ed orgoglio. Fois descrive tutto come se fossero miniature preziose e pare di sentire davvero il vento scandire il tempo della nostra terra e dei suoi uomini.

EL ha detto...

Sono certa che il Tuo lavoro su Marcello Fois sia da annoverare tra i migliori che esistono in Rete. Grazie.

archivio

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